La Roma cade 0-1 in casa contro il Lille, aprendo con amarezza il cammino europeo davanti al proprio pubblico, a monopolizzare il dibattito però non è tanto la sconfitta, quanto un episodio clamoroso: all’80° minuto la squadra giallorossa si presenta tre volte sul dischetto, ma sbaglia tutti e tre i tentativi: ma non è la prima volta all’Olimpico.
Roma-Lille, minuto 80°: i francesi avanti grazie al gol lampo di Haraldsson, la Roma alla ricerca disperata del pareggio. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Soulé, Çelik colpisce di testa e il pallone impatta sul braccio di un difensore avversario. L’arbitro inizialmente lascia correre tra le proteste generali, ma dopo il richiamo del VAR concede il rigore. È il momento che sembra poter cambiare la partita e riaccendere l’Olimpico, ma si trasforma in un incubo.
Sul dischetto va Artem Dovbyk, fresco di gol in campionato contro il Verona e con la fiducia che sembra dalla sua parte. La sua conclusione è però lenta, prevedibile, troppo poco angolata: il portiere Özer intuisce e para. L’azione sembra destinata a riprendere, ma arriva un nuovo check VAR: il portiere si era mosso troppo in anticipo. Il rigore si ripete e il destino offre a Dovbyk una seconda occasione. L’esito, però, è identico: stesso angolo, stessa parata, stessa frustrazione. Neppure stavolta la storia finisce lì. Il portiere turco si muove ancora e costringe l’arbitro a ordinare una terza ripetizione.
Al terzo tentativo, l’attaccante ucraino lascia il pallone a Matias Soulé che cambia angolo, ma il risultato non cambia. Özer, diventato protagonista assoluto della serata, respinge anche la terza esecuzione. Tre rigori battuti consecutivamente, tre errori: una sequenza che lascia attonito il pubblico e che rischia di diventare uno dei simboli più amari della stagione giallorossa.
Dall’Olimpico ad Atene: i precedenti
Quello che è accaduto all’Olimpico non è un unicum né nella storia del calcio né in quella dello stesso stadio. Nella stagione 1983/84, infatti, fu la Lazio a vivere un episodio analogo contro il Napoli. Dal dischetto si presentò Giordano che, come Dovbyk, sbagliò due volte consecutive, prima di lasciare l’incarico a Vincenzo D’Amico, il quale calciò fuori, fallendo a sua volta. Anche la Lazio, dunque, si ritrovò nella paradossale situazione di sbagliare tre rigori consecutivi, tra ironie e polemiche senza fine. Lo sfortunato “record” assoluto resta tuttavia legato a Mohammed Jedidi, attaccante della nazionale olimpica tunisina che, durante le Olimpiadi di Atene 2004 contro la Serbia, si rese protagonista di una serie ancor più incredibile: sei rigori ribattuti, con il tunisino che riuscì soltanto al sesto tentativo a trovare finalmente la gioia del gol, consegnandosi così alla storia come caso unico nel suo genere.
Il paradosso della serata romana è che, al di là del risultato finale, ciò che resta più impresso non è il gol di Haraldsson né la prestazione, ma l’incredibile sequenza dal dischetto. Tre opportunità consecutive sprecate, una dopo l’altra, che hanno tolto alla Roma la possibilità di rimettere in equilibrio la partita. A rincuorare, se non altro, i tifosi giallorossi c’è il fatto di non essere stati né i primi né i peggiori, condividendo questo singolare destino con i cugini laziali e con una pagina clamorosa della storia del calcio olimpico.