Dal ritiro con la nazionale irlandese, parla Evan Ferguson, partito con un po’ di difficoltà nella sua avventura romanista, ma pronto a sbloccarsi e ad aiutare Mister Gasperini, molto fiducioso su quello che l’attaccante di proprietà del Brighton, può dare alla squadra giallorossa.
Le parole sulla scorsa stagione:
“La scorsa stagione si è conclusa in modo difficile. Dopo quattro o cinque anni trascorsi in Inghilterra, sentivo il bisogno di una nuova sfida. Quando è arrivata la chiamata della Roma, non ho potuto dire di no: un club così importante è impossibile da rifiutare. Sapevo già che la Roma fosse una grande squadra, ma solo vivendo l’ambiente ho capito quanto sia davvero enorme. I tifosi sono incredibilmente appassionati, vivono la squadra in modo totale. Molti dei miei compagni parlano inglese, il che ha reso più facile ambientarmi. E poi , inutile negarlo , il cibo in Italia è nettamente migliore!”

Sulle differenze tra Premier League e Serie A:
Gli allenamenti qui sono molto diversi rispetto all’Inghilterra: più intensi, più curati nei dettagli. I giorni di riposo sono pochissimi, e quando capita di averne uno è quasi un evento. Sia in casa che in trasferta, inoltre, si trascorre la notte precedente alla partita in hotel, una prassi che in Inghilterra è meno rigida. Anche il modo di giocare cambia parecchio: in Serie A il calcio è molto più tattico, spesso si gioca uomo contro uomo e ogni avversario propone un sistema differente. In Premier League, invece, il ritmo è più frenetico, si va continuamente “avanti e indietro”. È una differenza netta, ma per me rappresenta un cambiamento positivo.
Parla anche Nela:”Roma-Lecce peggio di Roma-Liverpool”

Roma-Liverpool?
“Quella sconfitta l’ho digerita abbastanza bene, quella peggiore è stata Roma-Lecce di due anni dopo in cui abbiamo perso lo scudetto.”
Dove può arrivare questa Roma?
“L’inizio è stato convincente, vediamo dove si può arrivare. La Champions sarebbe un grande traguardo, però bisogna dare tempo a Gasperini che è un grande allenatore.”

Il cancro al colon: come l’ha affrontato?
“Noi calciatori viviamo di obiettivi, una partita dopo l’altra. Con la malattia ho fatto così. Passavo cinque ore in bagno tutte le notti con i dolori di stomaco dopo la chemio. Mi sono detto: “Cerchiamo di stare in bagno quattro ore. Poi tre e mezzo, poi tre”. Ha funzionato. L’unica cosa che mi porto dietro è questa stupidaggine della gente che mi dice: ‘Non c’erano dubbi che con quel fisico ne venissi fuori’. E allora tutti i colleghi che ho perso? Vincenzo D’Amico, Paolo Rossi, Sinisa Mihajlovic, Gianluca Vialli. L’unica differenza tra me e loro è che io sono stato più fortunato”.