Diego Perotti, ex attaccante della Roma, ospite del podcast YouTube “Calcio Selvaggio”, ha raccontato il momento più emozionante della sua carriera e alcuni retroscena della sua esperienza in giallorosso.
“Sicuramente il gol al 90 esimo alla partita di addio di Totti era un mix di sentimenti, pure io venivo da un periodo giocando molto di meno rispetto all’inizio, entravo i minuti finali quindi pure io a livello personale stavo vivendo una situazione un po’ negativa. Era contro il Genoa che ancora i tifosi sono arrabbiati perché mi sono tolto la maglietta ma al novantesimo di una partita del genere non sapevo nemmeno chi c’era davanti”.

Il racconto poi passa al primo incontro con Totti. Perotti ha spiegato l’effetto particolare che si prova a ritrovarsi improvvisamente compagno di squadra di uno che hai visto da bambino vincere lo scudetto.
“Io ovviamente prima di arrivare già mi ero un po’ informato perché avevo al Genoa Burdisso e poi avevo condiviso un po’ con Alessio Cerci, fai qualche domanda perché sia con lui che con Daniele (De Rossi) ci stavano giocatori di una certa storia. Poi noi argentini che siamo cresciuti col calcio italiano quindi li ho visti giocare dal periodo dello scudetto con Batistuta quindi arrivare e sapere che è il tuo compagno di squadra è una sensazione bella ma alquanto strana e vuoi avere rispetto verso tutti ma con quei tipi di giocatori ancora di più ma tutt’ora io quando le vedo, andiamo a giocare i tornei di Paddle anche sono passati degli anni non è cambiato.”
Quando gli viene chiesto se Totti è più forte anche a padel risponde con ironia: “C’è la giochiamo a Paddle, c’è la giochiamo a calcio magari no ma a Paddle me la posso giocare”.
Genoa, Roma, Gasperini e Spalletti: “Al Genoa ero più costante”
Perotti ha poi confrontato le due esperienze calcistiche più significative della sua carriera italiana:
“L’anno e mezzo fatto a Genova è stato di un livello molto più alto di quello fatto a Roma anche se pure qua i primi 6 mesi quando sono arrivato a gennaio e anche l’anno successivo ho fatto bene, ho fatto delle belle partite. Penso che al Genoa sono stato più costante, a Roma forse ho fatto partite più belle o partite di un altro livello giocando in Champions ma credo che a Roma non hanno visto il giocatore come il primo anno fatto al Genoa, forse perché avevi meno partite quindi più tempo di recupero. Io purtroppo a livello fisico davo quello che potevo dare, davo il massimo però non potevo spingere quanto mi sarebbe piaciuto fare”.

L’ex attaccante argentino ha poi parlato situazione dentro lo spogliatoio della Roma tra Totti e Spalletti, della gestione del tecnico toscano e della difficoltà di smettere del capitano giallorosso:
“Si, a lui è rimasto anche quando lo incontro nei tornei di Paddle il fatto di aver dovuto smettere in quel modo ma perché ti ripeto è stata dura per me che sono nessuno nel mondo del calcio mondiale pensa uno come lui con tutto quello che ha fatto. E poi quando entrava e un po’ di differenza la faceva. Per me ci sono giocatori che vanno trattati in un modo diverso dove io da compagno non posso dire però lui non si allena ma gioca, io devo accettare chi sono che hanno fatto, la storia e per me quelle cose vanno messe per prime. Poi ci sono le scelte gli allenatori, il pensare alla squadra però secondo me si può gestire in un altro modo”.





