Il membro dello staff del tecnico giallorosso ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport, svelando alcuni retroscena del lavoro svolto sul campo fin qui. Di seguito le sue parole.
Dopo tanti anni ha capito qual è il suo più grande pregio? E il peggior difetto?
“Il pregio è che è una persona onesta: dice sempre quello che pensa. Forse per qualcuno è anche il suo difetto principale. Entrambi chiediamo sempre il massimo ai calciatori”.

Lo state ricevendo da questo gruppo?
“Assolutamente sì. Gasperini è stato chiamato a Roma per fare Gasperini. Non ci siamo snaturati, abbiamo proposto le nostre idee: i ragazzi hanno accettato la sfida”.
C’è chi parla di scudetto.
“Noi pensiamo a spingere oltre il massimo per raggiungere il top. Le vittorie aiutano anche mentalmente, senza quelle il lavoro svolto sembra inefficace”.
I calciatori dicono che non hanno mai lavorato così tanto in carriera.
“Si vede che c’erano dei margini di miglioramento: bisognava soltanto andarli a cercare”.
Era nelle previsioni arrivare a questo punto della stagione con una tale intensità?
“Abbiamo lavorato per essere al top adesso, nel periodo che va da ottobre fino a febbraio, poi a marzo studieremo la situazione. Essendo il nostro un gioco situazionale, un giocatore può avere maggiore intensità in una partita che in un’altra: dipende da cosa vive in campo e da chi ha di fronte. Ci sono partite da tanti sprint e altre da tante accelerazioni, perché si gioca in spazi stretti. Il nostro lavoro è preparare i giocatori atleticamente anche in base all’avversario”.
Borelli: “Pellegrini è motivato, è migliorato molto atleticamente”
Avete svolto un richiamo di preparazione?
“Nelle pause eseguiamo un lavoro aerobico abbastanza lungo che durante il campionato facciamo solo quando vediamo qualcuno affaticato. Quando invece ci sono le partite ravvicinate, il lavoro cambia”.

In che modo?
“Lo studio della performance atletica in partita è tutto. Devo capire se un calciatore non ha fatto una determinata corsa perché non ne aveva più o perché non poteva farla. Guardo la partita per poterla associare ai numeri. In Europa ad esempio c’è bisogno di più intensità, e ci aspettiamo numeri diversi”.
E la tecnologia?
“Abbiamo acquistato alcuni strumenti che migliorano l’analisi delle performance, come ad esempio il 1080 Sprint, che ci permette di fare allenamenti di corsa e resistenza. Poi cerchiamo di individualizzare il carico a seconda del giocatore. La tecnologia è al servizio del calciatore: la partita è il libro sul quale dobbiamo studiare”.
E quello della Roma cosa le suggerisce?
“Che cambiare ruoli, come spesso facciamo, cambia lo scenario. Prendiamo come esempio Mancini: da difensore faceva un tot di chilometri a partita, ora da braccetto molti di più. La preparazione va adeguata a quel ruolo”.
Chi è cresciuto di più fin qui?
“Atleticamente tutti. Ma vorrei citare Pellegrini. È partito con un infortunio, si è messo subito a disposizione, si è allenato forte ed è giusto che riceva dei meriti dopo le critiche. Lorenzo ha grandi motivazioni: era solo questione di tempo”.





