Il giorno dopo Cagliari-Roma arriva l’analisi ufficiale di Open VAR su uno degli episodi più discussi della gara: il rigore inizialmente assegnato ai rossoblù e poi revocato, con contestuale espulsione di Zeki Çelik.
Al 52’, Folorunsho strappa centralmente, salta la pressione della Roma e si presenta lanciato verso l’area. Çelik interviene in recupero e lo tocca: per Zufferli, dal vivo, è rigore. L’episodio sembra al limite e la Roma protesta, ma arriva subito il richiamo dalla Sala VAR: il punto esatto dell’intervento non è chiaro, serve un check approfondito. Nel confronto tra VAR e AVAR, le immagini ad alta definizione aiutano a individuare la posizione del contatto: l’infrazione avviene fuori area, anche se di pochi centimetri.

A quel punto, Zufferli viene invitato al monitor per rivalutare dinamica e sanzione disciplinare. Visionato il replay, la decisione è rapida: Folorunsho ha controllo, direzione verso la porta e nessun altro difensore in grado di intervenire. L’azione integra tutti i criteri della “chiara occasione da gol”. Risultato: rigore revocato, punizione dal limite ed espulsione diretta di Çelik.
A commentare l’episodio nel programma Open VAR è stato De Marco, che ha definito la sequenza un esempio perfetto dell’utilità del protocollo. Senza le immagini, ha spiegato, sarebbe stato quasi impossibile determinare in tempo reale se il contatto fosse dentro o fuori. Il VAR, in questo caso, ha chiarito la parte oggettiva, lasciando all’arbitro la valutazione tecnica e disciplinare. Anche Gasperini, nel post-partita, ha riconosciuto la correttezza dell’intervento tecnologico, pur sottolineando come non sempre lo stesso livello di chiarezza si raggiunga in altri episodi del campionato, con riferimento al potenziale fallo su Kone in Roma-Napoli. Ma qui il processo è stato lineare: controllo, revisione e decisione finale perfettamente coerenti con regolamento e immagini.
Doni: “Totti un fenomeno. Mi vollero Juventus e Barcellona, ma Roma era casa”
Doni, portiere della Roma dal 2005 al 2011 con 150 presenze in Serie A, è tornato a parlare della sua esperienza in giallorosso raccontando aneddoti, retroscena di mercato e il forte legame con la città. “La considero casa. Mi sono innamorato di Roma appena ho visto il Colosseo, poi l’Olimpico, i tifosi… un sogno”. Il suo debutto arrivò in una partita tutt’altro che banale: “L’esordio nel derby fu incredibile. Avevo 26 anni e mi passò davanti tutto il percorso fatto fino a quel momento”.

“Totti è un brasiliano mancato” Tra i ricordi più forti, naturalmente, c’è Francesco Totti: “Era un fenomeno, in campo e fuori. Bastava uno sguardo per darci sicurezza. È un brasiliano mancato: ha colpi che ho visto solo a Ronaldinho e Kakà”. Poi il famoso aneddoto delle uscite di squadra: “Una sera offrì mille euro a un cameriere per tuffarsi in piscina in mutande facendo Tarzan. Ancora rido se ci penso”.
Doni ha parlato anche delle pressioni di una piazza come Roma: “Le radio dicevano che creavo problemi o volevo andare via. Tutte cazzate. Per fortuna c’era un gruppo stupendo che mi ha sempre difeso. Anche De Rossi chiese di smetterla con le storie inventate”. L’ex portiere ha poi confermato di essere stato vicino ai top club europei: “La Juventus mi cercò due volte: dopo il primo anno e dopo il Liverpool. Cercavano un vice Buffon, sarei andato lì a giocarmi il posto”.
E non solo: “Nel 2006 mi voleva anche il Barcellona di Eto’o e Messi. Ero nel giro della Nazionale brasiliana, era normale interessassero le grandi. Ma io volevo giocare sempre e a Roma stavo davvero bene”.
Un concentrato di ricordi, affetto e verità su anni che hanno segnato profondamente la carriera e la vita di uno dei portieri più rappresentativi della Roma degli anni 2000.





