Le parole pronunciate da Gian Piero Gasperini dopo Juventus-Roma nei confronti di Evan Ferguson hanno acceso un nuovo fronte di discussione in casa giallorossa. Dichiarazioni dure, dirette, senza filtri. Ma per chi conosce il tecnico piemontese, non si tratta affatto di una novità.
Il post-partita dell’Allianz Stadium ha riportato sotto i riflettori un tratto distintivo dell’allenatore della Roma: una comunicazione schietta, spesso spigolosa, che non risparmia nessuno. Ferguson, classe 2004, è solo l’ultimo nome di una lunga lista di calciatori finiti nel mirino pubblico di Gian Piero Gasperini, anche quando protagonisti di stagioni importanti o considerati elementi centrali del progetto.

Basta tornare ai tempi dell’Atalanta per ritrovare episodi simili. Emblematiche le parole rivolte a Luis Muriel, quando il colombiano fu richiamato pubblicamente per un atteggiamento ritenuto poco professionale: “Quando è uscito ha gettato la pettorina ma non è un bel messaggio questo. In altre squadre giocherebbe anche meno, visto che qui partecipa a praticamente tutte le partite.” Un messaggio forte, che non guardava allo status del giocatore ma al comportamento, coerente con un’idea precisa di gruppo e di responsabilità.
Ancora più clamoroso il caso Lookman. Dopo un rigore sbagliato in Europa, Gasperini non usò mezzi termini: “Credo che Lookman sia uno dei peggiori rigoristi che io abbia mai visto. Li calcia malissimo, anche in allenamento ha una percentuale realizzativa davvero bassa.” Parole che provocarono la dura replica dell’attaccante, che parlò apertamente di dichiarazioni “profondamente irrispettose”, alimentando una polemica che fece il giro d’Europa.
Roma come Bergamo: quando la critica anticipa il mercato
Non meno significativa la gestione di Jeremie Boga, arrivato a Bergamo come acquisto di peso e subito ridimensionato pubblicamente: “È stato pagato come un campione decisivo ma al momento è un giocatore individuale e basta.” O ancora il giudizio tranchant su Malinovskyi, che suona oggi particolarmente attuale anche in ottica Roma:“Malinovskyi resta? Ho chiesto un attaccante, lui non lo è.” Un’affermazione che fotografa perfettamente il contesto giallorosso attuale, con Gasperini che continua a chiedere rinforzi offensivi e profili perfettamente funzionali al suo sistema.

Il punto, però, non è solo la durezza delle parole. È il metodo. Gasperini ha sempre usato la comunicazione pubblica come leva: per scuotere, responsabilizzare, talvolta per rompere equilibri che ritiene pericolosi. Un approccio che ha creato fratture, ma che allo stesso tempo ha costruito carriere, valorizzato giocatori e portato risultati storici.
Se oggi Gasperini è considerato uno degli allenatori più influenti del calcio italiano ed europeo, lo è anche grazie a questa pretesa costante del massimo: da sé stesso, dal club e dai calciatori. Un modo di essere che non cerca consenso, ma rendimento. E che, inevitabilmente, continua ad accendere polemiche anche a Trigoria.





